Itinerari

Dolci come le Terre di Pisa

  • Lunghezza totale (km): 70
  • Percorribilità: in auto, in camper, in moto o vespa
  • Difficoltà: nessuna

Nelle Terre di Pisa la maggior parte dei dolci è collegata a ricorrenze particolari, come le feste religiose o il periodo del Carnevale. Qui troverete una certa varietà di prelibatezze, che affondano le proprie radici nelle orgogliose tradizioni popolari tramandatesi di generazione in generazione.

Schiacciata di Pasqua

Schiacciata di PasquaDolce tipico di Pisa (e Livorno), nato nella seconda metà del 1800. Le contadine del tempo erano solite prepararla nel periodo della Quaresima e il giorno di Pasqua. Si tratta di un dolce a base di farina, uova e zucchero dal caratteristico aroma di anice. Ingredienti genuini per una ricetta semplice, ma piuttosto lunga. L’impasto deve lievitare per ben 3 volte. Ma d’altra parte, questo è il segreto della sofficità della schiacchiata.


Torta co’ bischeri

Si presenta come una specie di “fortezza” con merlatura di pastafrolla con all’interno un impasto di riso e cioccolato. L’aspetto talvolta un po’ grossolano, altre volte rifinito, è nato molti anni fa nei forni e nelle case di Pontasserchio e Vecchiano, borghi di confine tra Pisa e Lucca.

Le amministrazioni comunali hanno deciso di tutelarla con l’istituzione di un marchio registrato, tanto che, per potersi fregiare del titolo di produttori di torta co’ bischeri, pasticcerie e forni devono rispettare un disciplinare che prevede tutto l’anno l’utilizzo di riso, canditi, cacao in polvere, cioccolato, uvetta, pinoli del Parco di San Rossore.

Nozza di Calcinaia

Tipico dolce della tradizione contadina di Calcinaia. Si tratta di una cialda a forma di cono, dall’aroma di anice e rosolio, ottima gustata da sola o riempita di panna montata.

Da non confondere con il brigidino di Lamporecchio, la nozza ha uno spessore maggiore e viene preparata con l’anice puro e non con il liquore all’anice. La sua forma conica è dovuta al fatto che l’impasto caldo veniva cotto su testi (“ferri da cialda” simili a quelli per cuocere i “necci”), quindi avvolto attorno a colli di bottiglie e lasciato raffreddare. La nozza era servita un tempo durante i matrimoni (da qui il curioso nome). Ogni anno nel mese di maggio Calcinaia celebra il suo dolce con una sentitissima sagra.


Amaretto di Santa Croce

Amaretto santacrocese

È un biscotto secco a forma di cono su base quadrata. Si produce con farina di mandorle, zucchero e uova, a cui si aggiunge la scorza grattugiata di limone. Gli amaretti sono prodotti, oltre che nei panifici e nei laboratori di pasticceria locali, anche in molte case.

Era il classico dono di Natale fatto dai titolari delle concerie a dipendenti e clienti. La sua origine risale al Medioevo e sembra che a idearlo siano state le suore di clausura del Convento di Santa Cristiana (fondato nel 1286), luogo che a inizio Ottocento accoglieva le rampolle di nobili famiglie siciliane che rielaborarono “alla toscana” le tecniche di produzione del marzapane tipiche della cucina siciliana.

Ogni anno, l’8 dicembre, Santa Croce sull’Arno ricorda questa tradizione con una sagra.


Cantuccini di San Miniato

Cantucci – foto Vetrina Toscana

La caratteristica dei cantucci di San Miniato è l’essere veramente bis-cotti, ossia aver subito per due volte la cottura. Gli ingredienti sono semplici: farina, zucchero, uova, burro, mandorle, uvetta, semi di anice. Un dolce ottimo in accompagnamento con il vin santo toscano.

Il giusto equilibrio degli ingredienti e la doppia cottura fanno sì che questi cantucci siano più morbidi e friabili di quelli più famosi di Prato.


Ossi di Morto

Attorno a Volterra da sempre aleggiano leggende e storie inquietanti tra il fantastico e l’esoterico. Di questo ne è conferma pure la tradizione culinaria: tra i piatti tipici troviamo infatti gli ossi di morto, deliziosi dolcetti a base di farina, uova, zucchero e nocciole, preparati soprattutto a novembre, durante il periodo dei morti.

Per struttura e colore sembrano possedere tutte le caratteristiche della materia ossea. Il sapore riconcilia tuttavia con la vita. Se gustati in compagnia del vino si dice abbiano il potere perfino di “resuscitare i morti”!

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