✍? L’autrice:
Francesca Nardi
Il mio paese è un posto strano, quasi irreale.
Non ha un bel castello o un borgo antico come i paesi intorno: le case sono sparse qua e là in mezzo al verde, una girata da una parte, una dall’altra, tanto che alcune sembrano stizzite fra loro, una lunga, una alta, alcune piccole, altre imponenti.
Non ci sono villette singole, ma solo abitazioni dove vivono più famiglie. Fra una casa e l’altra c’è ovunque un prato, un giardino, una pineta, e tante scalette di pietra e piccoli camminamenti che le collegano, delimitati da muretti dove noi bambini saliamo per fare gli equilibristi o ci sediamo a giocare. Facciamo delle grandi scorpacciate di pinoli, che troviamo ovunque per la strada e che schiacciamo con un sasso per mangiarli.
Non è grande il mio paese: quando è l’ora le mamme ci chiamano dalla finestra oppure quando suona il fischio della fabbrica c’è un fuggi fuggi generale perché quello è il segno che i nostri babbi stanno tornando a casa dal lavoro e noi al loro arrivo dobbiamo essere lì ad aspettarli.
In inverno non si sente il profumo dei caminetti come negli altri paesi perché nessuno ce l’ha: ci scaldiamo con il vapore che viene da sottoterra e che fa un gran caldo, tanto che tutti in casa stiamo in camiciola altrimenti si suda!
Il mio paese ha una piazzetta dove c’è un monumento ai caduti, pochi nomi per cui nutriamo un grande rispetto, come ci hanno insegnato i nostri genitori e i nostri nonni, perché sono morti giovani per la patria. Io conosco le storie di ciascuno di loro, perché ogni volta che mi avvicino chiedo a mamma di raccontarle; me li immagino tristi, infreddoliti , soli in trincea o stanchi nella ritirata, con mogli e figli piccoli che li aspettano a casa e che non li rivedranno mai più.
La piazzetta è il centro della vita del paese: ci sono tutti i negozi belli in fila ed ordinati: la cooperativa di consumo, dove paghi una/due volte l’anno quando fanno i conti, la latteria, l’orafa, la merceria, la parrucchiera, il barbiere (luogo di ritrovo di molti uomini del paese, fra cui i miei nonni), il tabacchino, la banca, la posta… insomma c’è tutto!
E poi imponente sopra i negozi c’è il circolo, ritrovo principale di tutti i larderellini, dove il fumo si taglia a fette con il coltello ma ti accoglie sempre il sorriso del gestore, con la sua divisa amaranto; di domenica con nonno ci andiamo a comprare le paste, ma ci passiamo spesso anche quando, nel nostro girovagare per le vie del paese, abbiamo sete e un bicchier d’acqua non ci è mai negato, anche più volte al giorno e naturalmente senza pagare. E’ sempre pieno di giocatori di carte, e i miei nonni sono fra i più accaniti!
E accanto c’è il cinema, dove il sabato ci diamo appuntamento per il film dei ragazzi.
Sotto strada c’è l’asilo, con le aule al piano di sopra arredate con le seggioline e i banchi colorati e sotto la grandissima giostra con tutti i giochi, dove facciamo anche le feste di Carnevale.
Più giù ci sono le nostre scuole elementari e medie e poi la palestra e la piscina!
Sento il suono delle campane della nostra meravigliosa chiesa, strana anche lei, fatta come una barca rovesciata, che ci accompagna nei giorni allegri e in quelli tristi…
E i tubi d’argento che con i loro profili curvi o spigolosi attraversano le nostre strade occhieggiano brillanti al sole e ci indicano la via, con le torri dei refrigeranti che ci salutano da lontano.