Attrazioni

Pisa | Palazzo dell’Orologio e Torre del Conte Ugolino, Piazza dei Cavalieri

Il palazzo che si affaccia su piazza dei Cavalieri è il risultato dell’accorpamento di due distinte strutture medievali avvenuto nel XVII secolo, durante la risistemazione urbanistica della piazza e di una serie di modifiche che si sono avvicendate fino al XX secolo, trasformandolo nell’edificio attuale.
A sinistra sorgeva una casa-torre divenuta all’inizio del XIV secolo il Palazzo del Capitano del Popolo e a destra, collegata da un passaggio sopraelevato, sorgeva una torre detta “della Muda” perché durante il periodo della muta (muda) delle penne vi venivano rinchiuse le aquile allevate dal comune di Pisa, simbolo della potenza cittadina. La torre di proprietà della famiglia Gualandi divenne poi sede del carcere detto della Fame o delle sette vie, nel quale nel 1288 trovò la morte il conte Ugolino della Gherardesca, celebrato da Dante nel XXXIII canto dell’Inferno.

A inizio Seicento il palazzo assunse la sua forma unitaria: venne ricostruita la porzione destra inglobando la torre della Fame e i due edifici furono collegati da un cavalcavia. La facciata fu decorata con affreschi che celebravano il buongoverno mediceo con le allegorie, in gran parte perdute, della Pace, della Terra, dell’Abbondanza, dell’Intelligenza, della Gloria e dei Paesi. Nel 1696 fu collocata la torretta campanaria e fino al 1804 il palazzo servì da residenza per i cavalieri anziani e da infermeria. Nel 1919 fu acquistato dal conte della Gherardesca e venne nuovamente restaurato, con l’aggiunta della quadrifora neogotica sul lato sinistro della facciata.

La Torre della Fame nell’Inferno della Divina Commedia

Dante incontra Ugolino all’Inferno (XXXIII canto) nel girone dei traditori della patria, condannato a stare immerso in acque gelate e mordere il cranio del suo nemico, l’arcivescovo Ruggeri. Il passo dantesco ha confermato la leggenda già tramandata dalla credenza popolare sulla sua terribile fine. Accusato di avere tradito Pisa contro Genova nella disfatta navale della Meloria, il Conte fu rinchiuso insieme a figli e nipoti nella Torre della Muda  (allora utilizzata per tenervi le aquile allevate nel  periodo di muta del piumaggio). La loro tragica fine cambiò il nome dell’edificio in Torre della Fame. Qui si intreccia la realtà con la leggenda: si narra che morti di fame i figli e i nipoti, il conte Ugolino si sarebbe nutrito delle loro carni. Di questo epilogo non vi sono prove certe, anzi pare proprio che non fu così.

 

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