Risalente forse al XVII secolo, rimaneggiata nel corso dei secoli, la Fonte della Pescaia conserva ancora la classica arcata in laterizi e le bocche laterali originali, da cui si poteva attingere l’acqua proveniente dalle sorgenti dei monti sopra Chianni. Nelle immediate vicinanze sorgevano anche lavatoi in muratura, grosse vasche dove le donne venivano a lavare i capi sporchi, purtroppo demoliti in più occasioni nella seconda metà del XX secolo.
Oggi la fonte della Pescaia non è più attiva, ma resta un giardino suggestivo grazie alla ricca vegetazione vicino al torrente S. Donato, che rende questo piccolo parco un’oasi di refrigerio dalla calura estiva, oltre che location per matrimoni civili.
Nei pressi della Fonte sono visibili i resti di alcuni edifici, adibiti a frantoi e mulini. Si tratta di piccole costruzioni, a conduzione familiare articolati su due piani: la stanza al piano terra o sotterranea in cui si trovava la ruota orizzontale e una stanzina superiore accessibile da scala esterna per le macine. Il piccolo mulino idraulico diventò quasi un simbolo della civiltà contadina e della sua autosufficienza. Spesso erano proprietà di ricche famiglie locali che affittavano a pagamento l’uso del mulino a contadini o mugnai. Oggi solo quattro mulini restano più o meno visibili, spesso in condizioni precarie ma tali da darci ancora un’idea piuttosto chiara sulla loro struttura e sul loro funzionamento.
A inizio Novecento sotto la fonte della Pescaia e i suoi lavatoi fu innalzato un grandioso frantoio a pianta quadrangolare articolato su due piani. I Conti Rasponi Spinelli che erano subentrati ai Ricciardi decisero infatti di costruire due mulini idraulici a monte dei piccoli mulini già esistenti. Un investimento di qualità che avrebbe dato i suoi frutti negli anni a venire. Purtroppo, l’invenzione dell’energia elettrica comportò a partire dagli anni trenta del secolo scorso il progressivo declino di questa struttura e quindi l’abbandono.