Attrazioni

Buti | Teatro Francesco Di Bartolo

Il Teatro “Francesco di Bartolo” è nato nel 1842, quando un gruppo di famiglie benestanti, si unirono in una associazione e finanziarono la costruzione del teatro.

Tipico esempio di teatro all’italiana

Fu costruito allo scopo di servire a “…spettacoli di prosa, di musica, a feste da ballo, balli e trattenimenti…“. II nome  è stato scelto in onore del poeta butese del Quattrocento, autore del primo commento della Divina Commedia.

Il teatro presenta caratteristiche distributive e architettoniche dei teatri dell’epoca, con pianta “a ferro di cavallo”, con platea, palcoscenico e due ordini di palchetti, oltre ad altri locali. In questo senso costituisce un esempio tipico di teatro all’italiana che si ispira, con un modulo estremamente ridotto, alla Scala di Milano. La struttura a “palchetti” sanciva il ruolo dell’aristocrazia locale, in quanto ogni famiglia era proprietaria di un palchetto (ve ne sono 25) mentre l’ingresso al teatro era vietato al popolo.


L’interno

Nell’Ottocento vantava un bellissimo sipario bianco (purtroppo andato perduto) dipinto dal pittore locale Annibale Mariannini, con una immagine che ritraeva l’eroina pisana Paola da Buti mentre calpesta la bandiera fiorentina, liberando Buti dall’oppressivo dominio. Anche il lampadario di vetro di Murano, che copriva la volta del teatro, non è stato più ritrovato.


Un teatro di sperimentazione e ricerca

Il lungo restauro terminato nel 1987 ha rispettato la struttura e i colori originali, restituendo al teatro il suo splendore. Con i suoi 220 posti e un’ottima acustica che lo rende adatto anche a spettacoli musicali, è divenuto in pochi anni un importante centro di diffusione e produzione teatrale, un vero e proprio teatro di ricerca. Qui si organizzano rassegne non convenzionali (“Piccoli Fuochi”), si producono spettacoli di livello nazionale (vedi programma).

Il Teatro conserva anche le tradizioni del teatro popolare amatoriale insieme alla Compagnia del Maggio “Pietro Frediani”, una ricerca sulla tradizione del Maggio (l’arte di recitar cantando), recuperando così un patrimonio che rischiava di andar perduto.

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